Credo di sognare. Sto passeggiando tra strani alberi, disposti in fila ordinata ai margini di una strada sterrata. Alberi con tronco massiccio e liscio. Sono alti e hanno una curiosa chioma che spicca per originalità. Sembrano crescere al contrario, con le radici rivolte al cielo. Sto passeggiando nel Viale dei Baobab in Madagascar.
Antananarivo è la Capitale del Madagascar. Il nome significa “città dei mille soldati” e riviene proprio dal numero di combattenti in forza al sovrano fondatore Andrianjaka.
Anakao è situato a quaranta chilometri a sud di Tuléar, la principale città del Madagascar sudoccidentale. E’ un piccolo villaggio di pescatori dove il ritmo delle giornate è scandito dal rumore delle piroghe che solcano le acque del mare della Baia di Andavoke.
“Bonbon bonbon vazaha”, caramella straniero. Con queste parole i bambini in Madagascar, i più piccoli, si avvicinano al turista. Chiedono solo una caramella, un po’ di dolcezza da masticare.
I più grandi ci accolgono ballando il chilalaka, la danza tradizionale malgascia dei ladri di zebù che erano soliti far festa in caso di furto andato a segno.
Isalo National Park è tra i parchi più affascinanti del Madagascar. Situato nella parte centro meridionale del Paese è certamente la destinazione ideale per gli amanti del trekking.
Per il suo paesaggio viene chiamato anche il Colorado Malgascio. Vette rocciose modellate nel tempo dall’azione del vento e delle piogge si alternano a pianure aride e gole profonde scavate da fiumi, ricolme di vegetazione lussureggiante.
La morte in Madagascar non provoca paura né dolore, ci racconta Lova la nostra guida malgascia che ci ha accompagnato in occasione del nostro tour sull’Isola dei lemuri. Ad essa è legata l’antica festa della riesumazione dei morti, la cerimonia Famadihana.
Non puoi definirti viaggiatore se non scopri, oltre ai luoghi, la cucina del paese che visiti. A tavola!
Sono profondamente convinto che l’esperienza gastronomica sia anche un modo per approfondire la conoscenza di una terra e scoprire, conseguentemente, le tradizioni del popolo che la abita.
Ed è per questa convinzione che nel corso dei miei viaggi adoro assaggiare la cucina locale e girovagare tra i mercati alimentari, specie se la meta del momento ha una cultura molto diversa da quella italiana.
Tsingy di Bemaraha era tra i parchi che volevo assolutamente vedere in occasione del mio viaggio in Madagascar. Formazioni di roccia calcarea dalla strana forma a pinnacolo, immersi in una natura rigogliosa. Un labirinto impenetrabile che assomiglia ad una foresta di pietra con un numero incredibile di guglie che escono dal terreno.
Il Madagascar, l’affascinante isola dei lemuri aveva catturato la mia attenzione da tempo. Da troppo tempo! Raggiungere questo Paese è stato ciò che avevo desiderato da oltre venti anni; si, hai capito bene, venti anni.
Questo tarlo si era insinuato nella mia mente e aveva iniziato a scavare profonde gallerie. “Questa è l’occasione giusta” mi ero detto. Poi, difficoltà incontrate nell’organizzazione del viaggio, prima, e l’infame ritorno della peste sull’isola, appreso ad una settimana dalla partenza, mi stavano convincendo a rinunciare anche questa volta al mio sogno.