Settecamini è una borgata di Roma che sorge lungo la Via Tiburtina, l’antica strada consolare che inizialmente da Roma conduceva a Tibur, l’attuale Tivoli.
Il quartiere periferico è stato scelto per ospitare opere di street art con lo scopo di contribuire a realizzare un progetto di riqualificazione urbana come già avvenuto in altre zone della Capitale (Casal Bernocchi, Trullo, Pigneto, Tor Bella Monaca, Ostia, Torraccia, MAAM). Ma anche capaci di sensibilizzare la popolazione sulle principali problematiche legate all’attuale modello di sviluppo.
Filo comune delle opere di Settecamini sono i temi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Si tratta, in particolare, del programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel 2015 dai governi dei Paesi membri delle Nazioni Unite e approvato dall’Assemblea Generale dell’ONU. Gli obiettivi fissati dall’Agenda (c.d. 17 Goals) mirano a realizzare una società migliore e riguardano la dimensione sociale, economica, ambientale e istituzionale.
A firmare le opere sono artisti apprezzati per le qualità professionali e l’impegno civile. Il risultato è, per quanto ovvio, spettacolare. Uno dei musei a cielo aperto più interessanti di Roma in cui l’arte di strada è capace di far emozionare anche coloro che hanno un atteggiamento scettico verso questa forma espressiva. Lo scenario è quello delle palazzine Ater di Via Casal Bianco e di Via di Settecamini.
La Street Art a Settecamini
L’opera di Settecamini più apprezzata è senza dubbio “Sconfiggere la fame” di Diamond. Il maestro d’arte romano raffigura una geisha che con le bacchette per il cibo consuma frittelle di riso, il cereale in assoluto più consumato dalla popolazione umana. “Il cibo non viene considerato solo come sostentamento per il corpo, ma anche metafora di conoscenza, cultura e sapienza alle quali attingono i suoi capelli trasformati in mani per nutrire la mente”. Il murale è realizzato con particolari pitture antismog capaci di migliorare i parametri di qualità dell’aria. Ciò attraverso un processo chimico attivato dalla luce solare.
“Art.3, diritto ad un’infanzia felice” è l’opera muraria di Tina Loiodice, artista che ha colorato Sant’Angelo di Roccalvecce. Una piccola sorridente con in mano un girasole, fiore dell’allegria, della vivacità e della vita. Un bambino felice sarà sicuramente un adulto felice che contribuirà al miglioramento della società. In alto, si intravede anche un foglio con disegni colorati. Rappresenta uno degli oltre quattromila disegni realizzati dai bambini ebrei deportati a Terezin miracolosamente scampati alle perquisizioni dei nazisti e ritrovati in due valigie dopo la conclusione del conflitto. Alcuni di questi disegni ricordo di averli ammirati molti anni fa in occasione di una mostra allestita a Livorno a ricordo dell’orrendo crimine perpetrato nei lager.
La street art per l’Agenda 2030 ONU
Manuela Merlo, in arte UMAN, realizza a Settecamini “Pace, giustizia e istituzioni forti”. L’artista romana si esprime attraverso personificazioni e simboli. La virtù della giustizia viene raffigurata con una donna affascinante dal volto sereno ed etereo, incorniciato da morbidi capelli rossi. È impreziosito da due grandi orecchini a forma di bilancia, simbolo proprio della giustizia. Non la classica immagine della bilancia simmetrica a braccia uguali per ragioni legate, immagino, alle proporzioni. Con infinita tenerezza e con l’intento di proteggerla, tiene tra le braccia una colomba bianca, universalmente nota come simbolo di pace. Completa l’opera la raffigurazione di due colombe origami in volo. La carta sta a significare proprio la fragilità della pace.
Due volti posti uno di fronte all’altro dai quali non si riconosce la razza e il sesso. L’opera muraria di Antonino Perrotta (in arte, Attorrep; artista ammirato per la prima volta a Santa Maria del Cedro, in Calabria), si intitola “Ridurre le diseguaglianze”. I due protagonisti si guardano negli occhi. Uno sguardo vero, profondo, amorevole. Un messaggio di integrazione e inclusione.

I murales di Settecamini
A Settecamini Solo affronta il tema della lotta alla povertà scegliendo l’icona forse più rappresentativa. Quella di Robin Hood, il generoso eroe che rubava ai ricchi per donare ai poveri. Lo ritrae su un manifesto da ricercato. Ad osservarlo una sospirante Lady Marian, la “bella fanciulla di nobile grado” innamorata del bandito giustiziere. Un amore scomodo, ma voluto ad ogni costo.

Poi c’è “Melody of the soul” (“Melodia dell’anima”), l’opera di Natalia Rak. Il suo messaggio è rivolto alla salvaguardia delle foreste e alla salvaguardia della biodiversità. Un bambino suona il suo flauto incantando con la sua melodia piante, fiori e farfalle che lo circondano. È seduto su un tronco tagliato, simbolo della deforestazione.

Infine, forme geometriche e cromatiche compongono il murale di Etnik dal titolo “La Casa nella Casa“, una città verde per gli artisti Davide Toffolo e Marqus, il tributo della livornese Giulia Bernini (Oblò) a “Yayoi Kusama” la geniale artista giapponese e una mano alla fune tirata di un pozzo con la quale SteReal propone il tema dell’acqua.




2 Comments
Roma, sempre da scoprire
Si Vicky, ogni angolo, anche quello più impensabile, può offrire un’esperienza emozionante