Pizzo Calabro è un grazioso borgo arroccato su uno sperone di tufo che domina la Costa degli Dei, il tratto della costa tirrenica che va da Tropea a Capo Vaticano.
Intravedo la bellezza di questo borgo ogni volta che percorro l’autostrada A2, la ex Salerno-Reggio Calabria, ribattezzata Autostrada del Mediterraneo per promuovere e valorizzare l’offerta turistica del territorio.
Dall’alto del tracciato della strada, la bellezza del Golfo di Sant’Eufemia è impressionante. Mi sono sempre ripromesso di fermarmi, anno dopo anno. E così, di anni ne sono trascorsi diversi fino all’estate scorsa durante la quale ho potuto apprezzare una delle principali mete turistiche della Calabria.

Pizzo Calabro. La città del gelato e del tonno
Il borgo di Pizzo Calabro è conosciuto per il “tartufo” e per la qualità del gelato che si può gustare in una delle tante gelaterie artigianali presenti nella piazza principale del centro storico. Per tale ragione, la località calabrese è definita la “città del gelato“.
Il “tartufo” è una ghiottosa semisfera di gelato modellata con le mani. Ha il cuore fluente di cacao e liquore. Quello classico è realizzato metà con gelato alla nocciola e metà al cioccolato ricoperto con una spolverata di cacao amaro.
La nostra scelta è ricaduta sul Tartufo al pistacchio e sul Tartufo al cioccolato bianco, lasciandoci un angolino dello stomaco per una deliziosa granita al pistacchio accompagnata, ovviamente, da una soffice brioche col “tuppo” o per meglio dire con il “cappello”.
Ci tengo a sottolineare che il Tartufo di Pizzo nulla ha a che vedere con il surrogato che si può ordinare in molti ristoranti.
Pizzo Calabro è anche custode di una tradizione antica e prestigiosa legata, sin dall’antichità, alla pesca e alla lavorazione del tonno. Qui risiedevano infatti le più importanti tonnare della costa calabrese esistenti fino agli anni Sessanta. Oggi a Pizzo Calabro sorge una delle più grandi aziende di lavorazione del tonno in Italia. Potevamo non prendere d’assalto lo spaccio aziendale? Certamente no!
Il centro storico di Pizzo Calabro
È possibile ammirare il patrimonio storico – culturale di Pizzo Calabro passeggiando senza meta tra i vicoli del centro.
Così, ci imbattiamo nella Fontana Garibaldi dove “nell’agosto del 1860, i garibaldini della Brigata Orsini, nelle sue acque ferrigne trovarono frescura e ristoro”.
Splendida, vivace e raffinata è la piazza principale del paese, Piazza della Repubblica, che ospita, oltre alle già citate gelaterie, palazzi d’epoca e la graziosa Chiesa dell’Immacolata Concezione. Mi colpisce per la facciata bianca ornata di oro e stucchi che la rendono molto elegante.
Sul lato opposto, ecco l’attrazione principale: il Castello Murat dove è possibile rivivere la storia legata a Gioacchino Murat, Re di Napoli, che qui venne fucilato.
Da non perdere assolutamente la magia che esprime un’opera contemporanea di indiscusso valore. Si tratta della scultura in rete metallica realizzata dallo scultore Edoardo Tresoldi, intitolata “Il collezionista di venti”. Il collezionista se ne sta seduto su un muretto ad osservare le Isole Eolie all’orizzonte, controllando il gioco dei venti.
Da vedere anche il Duomo di San Giorgio Martire nonché la Chiesa del Purgatorio e di Maria SS. delle Grazie con tre sculture in ceramica presenti sulla facciata, opera di un artista locale.
Splendide, inoltre, le terrazze che si aprono tra i palazzi del centro storico dove ammiriamo panorami suggestivi sul mare cristallino. Peccato che la foschia confonda la vista dello Stromboli.
Infine, saliamo lungo la strada della passeggiata turistica, tra negozi di souvenir e prodotti tipici calabresi, arrivando alla Chiesa di San Rocco e San Francesco.
Chiesa di Piedigrotta. Tra leggenda e realtà
Poco distante dal centro di Pizzo Calabro si trova la Chiesa di Piedigrotta, edificata all’interno di una grotta in prossimità del mare. L’interno è adornato da gruppi scultorei ricavati dalla roccia.
La sua nascita è legata alla leggenda del naufragio di un veliero. I marinai, sorpresi da una violenta tempesta, si rifugiarono nella cabina del capitano nel timore di non potersi salvare. Qui era presente un quadro della Madonna di Piedigrotta.
I marinai ricorsero all’intercessione della Vergine facendo voto di costruire proprio nel punto in cui avrebbero toccato terra una cappella a lei dedicata, in caso si fossero salvati da questa drammatica situazione .
Il veliero, oramai in balia delle onde, si frantumò sugli scogli e si inabissò. L’equipaggio riuscì tuttavia a raggiungere la riva a nuoto. Sulla spiaggia venne ritrovato il quadro e la campana di bordo.
I marinai, riconoscenti alla Vergine, costruirono una cappella nella grotta antistante la spiaggia collocandoci il quadro.
I pescatori di Pizzo Calabro, temendo le intemperie del mare, decisero di custodire il quadro in una grotta poco distante ritenuta più sicura. Ma una mareggiata si portò via il quadro, ritrovato giorni dopo nello stesso punto dove venne inizialmente collocato. Decisero così di ampliare la cappella realizzata dai marinai naufraghi costruendo anche un altare e, successivamente, un piccolo campanile ove venne posta la campana, datata 1632.
Chiesa di Piedigrotta. La realtà
La leggenda si mescola alla realtà. Angelo Barone, artista di Pizzo Calabro affascinato dalla leggenda, decise di costruire una chiesa per venerare l’immagine Sacra. E così fu. L’opera venne compiuta dal figlio Alfonso e alcune statue furono poi restaurate da un nipote.
La visita è molto suggestiva. I raggi del sole penetrano all’interno della grotta facendo brillare i minerali presenti nella roccia. Il gioco di ombre e luci rende morbidi i tratti delle statue facendole apparire ancora più solenni.
6 Comments
Sono stata a Pizzo l’autunno scorso e mi ha molto colpito. Buonissimo il gelato di Pizzo, che te lo dico a fare? Interessantissimo il Castello di Murat dove si racconta (e soprattutto dove si è consumato) un capitolo di storia decisamente troppo poco conosciuto in rapporto alla sua importanza. Ma la cosa più straordinaria per me è la Chiesa di Piedigrotta, in riva al mare: magnifica.
Un ottimo riassunto di Pizzo 👍🏼 Questo borgo mi ha sorpreso favorevolmente; la piccola chiesetta è la mia attrazione preferita
Non sono una grande amante dei dolci quindi non sapevo del tartufo di Pizzo Calabro. Certo che ad una simile bontà non credo riuscirei comunque a resistere. Pure io un piccolo assalto allo spaccio aziendale delle tonnare lo farei. Faccio sempre di questi “assalti” 🙂
La Chiesa di Piedigrotta deve essere stupenda dal vivo. Immagino quei raggi del sole che fanno brillare le rocce e creano un effetto suggestivo. Bella per davvero oltre che unica
Giusto; come si fa a conoscere un territorio senza provare le specialità locali? L’enogastronomia è parte del viaggio. Quella chiesetta non me l’aspettavo così graziosa. Si può leggere e vedere immagini di un posto, ma sono i nostri occhi a consentirci di apprezzare veramente ciò che abbiamo difronte
Del tartufo sapevo, ma delle storiche tonnare proprio no, anch’io mi sarei fiondata nello spaccio 😀 “Seppe vincere, seppe regnare, seppe morire”: la leggenda dice che fu Murat stesso a ordinare al plotone di esecuzione di fare fuoco, pare che avesse chiesto soltanto di mirare il cuore per risparmiargli il volto. Fu inumato in una sepoltura comune nell’ossario del Duomo di Pizzo, ricordo che qualche anno fa rimbalzarono le notizie del ritrovamento delle sue spoglie e delle imminenti analisi del DNA, chissà se alla fine era lui? Che opere le statue nella grotta, l’artista ha una manualità straordinaria! Mi hai fatto ricordare che lo scorso Natale ho pappato un buonissimo panettone che all’interno aveva proprio un vero tartufo di Pizzo… ah no, era il Natale di due anni fa, quando ancora avevamo una vita normale 🙁
Esatto; pare pure che fu Murat stesso ad ordinare il fuoco al plotone di esecuzione che lo mancarono alla prima raffica. Il valoroso generale dovette ordinare una seconda fucilata per essere ucciso. Le sue spoglie credo che non siano state trovate, o meglio, non fu avviata nessuna verifica di autenticità per l’incerta provenienza. La Chiesa è proprio bella e le sculture le donano un’atmosfera magica. Il panettone al tartufo sarà stato buonissimo; il rischio è finirlo tutto in una volta 😀