Lingua grecanica, isolamento e ospitalità. Sono questi i tre elementi che fanno di Gallicianò uno dei centri più attraenti della Calabria Greca.
L’antico borgo è appollaiato su un costone roccioso, a circa seicento metri di altezza. Ci si arriva dopo aver costeggiato la Fiumara Amendolea, una delle più maestose della Calabria, e percorso una stretta strada che serpeggia lungo i fianchi della montagna.
Tra i vicoli di Gallicianò si parla il Grecanico, la lingua greca di Calabria, tra le lingue a rischio di estinzione.
Nel centro abitato vivono poco più di trenta persone accomunate dagli stessi cognomi poiché appartenenti a pochi ceppi familiari. Così, per distinguersi, gli abitanti si affibbiano soprannomi o nomignoli.
Ma è la domenica che Gallicianò si popola. Dai paesi vicini, salgono visitatori in cerca di tranquillità e benessere. Apre per l’occasione l’unico bar presente ed è più facile reperire compagni per giocare a carte.

Gallicianò. Visita all’antico borgo
La visita del paese prende avvio dalla piccola piazza dominata dalla deliziosa chiesa intitolata a San Giovanni Battista, Santo patrono. Ed è proprio qui che abbiamo la fortuna di incontrare il sig. Domenico Nucera (Mimmo), anche chiamato per i suoi studi d’architettura “l’Artista”.
Mimmo ci conduce per mano in uno speciale viaggio svelando la parte più intima di Gallicianò. Lungo il percorso ci mostra un vecchio affilacoltelli ed un forno antico.
Un piccolo banco espone i prodotti locali preparati da sapienti mani come melanzane e peperoncini sott’olio, sapone naturale fatto in casa. Oltre, è presente un vecchio lavatoio ancora in uso.
Il suono dell’acqua che scorre attrae la mia attenzione. L’acqua sgorga dalla roccia del Monte Sofia fresca e pura. E’ la “Sorgente dell’amore”, così denominata perché qui anticamente si incontravano i fidanzati. Tradizione vuole che i fidanzati esprimano reciprocamente un pensiero d’amore sorseggiando l’acqua della sorgente suggellando così un amore imperituro. Seppure innamorati di lunga data, compiamo anche noi il romantico gesto.
Osservo due galline isolate in un recinto di un pollame. Chiedo a Mimmo se ci fosse un motivo particolare. «Il proprietario le ha messe in castigo poiché erano solite scappare nell’orto per fare razzia di pomodori» risponde e, proseguendo, ci rivela che «il proprietario, non riuscendo a identificare la colpevole poiché identica a un’altra del pollame, ha deciso di infliggere il castigo ad entrambe. Per la pena subita, pare che le galline non producano più uova».
Tradizione ellefona in Calabria
Ma torniamo alla visita di Gallicianò. Nella parte alta del borgo è stato costruito il piccolo anfiteatro dedicato a Bartolomeo I, rispettando le caratteristiche del teatro greco. Splendida è la vista sull’intero paese e sui monti circostanti.
In una nicchia dell’anfiteatro, versi di un canto antichissimo sono incisi su una lastra di ferro con caratteri grecanici:
Sole che cammini per tutto il mondo
da levante a ponente vai
chi io amo tu lo vedi
guardalo e dimmi se ti sorride.
E’ la preghiera di una giovane donna che si rivolge al sole per conoscere le sorti del suo amato che non vede più da tanto tempo.
Di grande importanza per il patrimonio storico-culturale di Gallicianò è certamente la Chiesa Ortodossa Santa Maria in Grecia (Panaghìa tis Elladas), aperta al culto nel 1999. E’ stata edificata sui resti di una casa-grotta e rappresenta la riscoperta di un periodo storico di questo angolo di Calabria.
Prima di entrare nella chiesa, Mimmo ci invita a suonare tre volte la campana posta all’esterno. Ciò in ricordo dei santi italo-greci che vissero da queste parti, ma anche perché considerato portafortuna.
L’interno è dominato dalla presenza di icone raffiguranti Cristo, la Madonna e i santi; pregevole è l’affresco che ritrae i santi italo-greci.

Nel borgo è visitabile anche il Museo Etnografico dedicato ad Angela Bogasari Merianoù, la studiosa greca arrivata a Gallicianò negli anni ’70. Sono esposti oggetti antichi tra cui un telaio per la tessitura della ginestra, strumenti musicali quali la zampogna e la lira calabrese, armi e manufatti della vita contadina di un tempo.

E’ arrivato il momento salutare Domenico Nucera e ringraziarlo per la piacevole visita di Gallicianò. Questo borgo rappresenta la Calabria delle bellezze nascoste da scoprire assolutamente!
7 Comments
splendido gallicianò, ogni pietra è una preziosa orma del passato, ciauuuu
Belle parole, grazie Viky 🤗
Che fascino questo borgo antico popolato da poche anime! Non lo conoscevo e a dirla tutta non conoscevo nemmeno il grecanico come dialetto. Fantastiche le galline che non fanno più uova perché messe in punizione… Ahahahah!!
La Bovesìa, si chiama così l’area di cui fa parte questo antico borgo (più in generale, il versante Jonico meridionale dell’Aspromonte), rappresenta la culla della minoranza linguistica ellenofona in Calabria. L’origine del grecanico pare sia ascrivibile alla Magna Grecia, ma non tutti gli studiosi concordano in tal senso. Alcuni, infatti, ne attribuiscono la nascita al periodo bizantino. Oggi, grazie ad un nuovo feromeno intellettuale promosso da organizzazioni locali e volontari, torna a rivivere con l’obiettivo di salvaguardare la lingua e valorizzarla. Dovresti sentire parlare gli abitanti della zona, ti sembra di stare proprio in un paesino della Grecia 😍
Affascinante… Grazie per avermelo fatto conoscere!
Mi hai fatto scoprire un autentico tesoro, non lo conoscevo questo borgo dall’animo così “romantico”! Ma beati gli abitanti… è il caso di dire che vivono sull’Olimpo, come gli Dei 😛 E quei versi poi sono bellissimi, mi hai incuriosita, ora vado a sbirciare su Google i caratteri grecanici. Grazie per aver condiviso questa perla!
Sono io a ringraziarti per la visita. E’ vero, Gallicianò si è rivelata una meta da raggiungere e conoscere per la storia, l’architettura e il paesaggio. Ho apprezzato molto la presenza del sig. Mimmo che con la sua passione ha rispolverato storia e tradizioni di questo angolo di Calabria. La posizione del borgo richiama molto quella delle città greche. La ricostruzione dell’anfiteatro sancisce il legame antico tra i due popoli