Aosta, la città che mi ha dato i natali. È una località che mi ha sempre affascinato, un luogo che rappresenta per me una terra magica, un posto incantato al quale sono molto legato. Forse il motivo nascosto del mio sentimento è legato dalla particolarità del luogo, posto ai confini del nostro Paese. La circostanza che essere nato lì mi ha sempre distinto dagli altri, fin da piccolo. D’altro canto non è usuale fuori “Vallée” incontrare un altro aostano. Fare ritorno in quel di Aosta in occasione dello svolgimento della Fiera di Sant’Orso mi emoziona ancora di più e mi dà tanta gioia.
Fiera di Sant’Orso. Dalle origini ai nostri giorni
La Fiera di Sant’Orso, che si svolge ogni anno il 30 e 31 gennaio, vanta origini lontane nel tempo. Infatti, la fiera alla quale ho partecipato è la 1.016^ edizione (English version).
In origine, si festeggiava l’approssimarsi della conclusione della fredda stagione invernale. In questo periodo dell’anno si palesano infatti i primi segnali di disgelo e di allungamento delle giornate.
Nel corso dei secoli, come accaduto per altre ricorrenze, le tradizioni pagane e cristiane si sono fuse portando a dedicare i festeggiamenti a Sant’Orso, il più noto fra i santi aostani. Pare che questo uomo di Dio era caritatevole con gli indigenti e dedito al lavoro dell’orto. Con i soldi ricavati dalla vendita del vino prodotto dalla sua vigna aiutava i bisognosi. Era solito distribuire ai poveri indumenti e calzature in legno (sabot) davanti alla chiesa collegiata, ora dedicata al Santo.
Oggigiorno è tutto il centro a far festa. Le pittoresche stradine acciottolate, deserte nel gelido inverno, si popolano di artigiani e di visitatori curiosi alla ricerca dell’oggetto prezioso. Gli artisti espongo alla Fiera di Sant’Orso le proprie opere. Lavori artigianali di pregiata fattura come sculture in legno intagliate e scolpite da abili scalpelli. Ma anche oggetti in ferro, ceramica, pietra ollare, rame e tessuti ricamati.
I prodotti artigianali esposti in fiera
Sulle bancarelle della Fiera di Sant’Orso non possono mancare gli oggetti tipici dell’artigianato in legno della Valle d’Aosta quali:
- la coppa dell’amicizia, tradizionalmente impiegata per gustare in amicizia l’ottimo caffè alla valdostana. Dai beccucci che sporgono si beve un sorso del caldo nettare. La coppa si ruota e la si porge al compagno vicino ripetendo il giro rigorosamente in senso orario fino a terminare il caffè;
- la grolla, un calice da vino di origine medioevale;
- il galletto, simbolo della rinascita e del risveglio dall’oscurità dei lunghi mesi invernali nonché simbolo di protezione dagli spiriti malvagi delle tenebre.


Visitare la Fiera di Sant’Orso è inoltre un’occasione ghiotta per degustare i prodotti tipici della Valle. Dalla fontina di alpeggio al miele, dalla grappa al génépy, dal lardo di Arnad al Jambon de Bosses, ai preziosi vini. Potevamo sottrarci dal riempire l’auto da cotante prelibatezze? Ovviamente no; è impossibile resistere.
Ma la Fiera è anche musica e folklore. Si incontrano nelle piazzette del centro gruppi folkloristici che diffondono le note della musica popolare delle civiltà contadine delle Alpi.
Visitare la Fiera di Sant’Orso è un’esperienza unica, emozionante e indimenticabile. Poi, vedere l’espressione di Luna, la mia boxerina, salire su un gatto delle nevi sotto una fitta nevicata è a dir poco stupefacente.


