Il Bel Paese

Diamante – Calabria. La città dei murales e del peperoncino

Diamante è il borgo più rappresentativo della Riviera dei Cedri, quel tratto di costa della Calabria che va dal confine calabro-lucano al Comune di Paola. Questo tratto di circa ottanta chilometri deve il suo nome alla coltivazione del cedro, un agrume dalle origini antichissime. Proprio in questo territorio, selvaggio e incontaminato in alcuni punti, ha trovato il suo habitat naturale.

Diamante è un vecchio paese di pescatori che ha saputo, nel tempo, attirare il turismo attraverso la promozione del territorio e dei suoi prodotti.

Il centro storico rappresenta il tesoro di Diamante. Abitazioni di bianco colorate che vagamente richiamano alla mente i borghi della Puglia. Sono arroccate su un promontorio a picco sul mare. Scalinate e strette stradine che sfociano in piccoli cortili. Terrazze dove si aprono improvvisi squarci sul mare azzurro e sulla splendida Isola di Cirella.

street art Diamante Calabria
Street Art

Diamante il paese dei nasi all’insù

Diamante è definito anche il “paese dei nasi all’insùgrazie alla presenza di numerosi murales realizzati in quarant’anni di attività artistiche.

La prima storica “Operazione murales” risale infatti al 1981 quando Nani Razetti (pittore milanese, ma adamantino di adozione), col supporto dell’allora sindaco, chiamò 81 artisti provenienti da tutto il mondo, per affrescare il centro storico e l’intero borgo di Diamante in Calabria. La tradizione della street art è poi proseguita nel corso degli anni da OSA – Operazione Street Art, il festival di arte urbana nato nel 2017.

Le opere sono tantissime, oltre trecento murales sparsi nel paese. Vederle e fotografarle tutte è praticamente impossibile. Ci cimentiamo in un’originale caccia al tesoro. Una visita alternativa per scoprire gli angoli più belli del borgo calabrese e i murales che valorizzano le pareti di molte abitazioni.

Così passiamo al setaccio l’intero centro abitato. Partiamo dalla parte nuova di Diamante dirigendoci, poi, nel labirinto del centro storico. Sempre con il naso all’insù verso la parte alta degli edifici e pronti a voltare il capo a destra e a sinistra per scorgere le opere di street art.

Le opere più rappresentative della Città dei murales

Gli interventi artistici sono stati realizzati nel corso degli anni da nomi illustri del panorama internazionale. Ogni street artist ha impreziosito Diamante apportando il proprio contributo nel rispetto del tema individuato dagli organizzatori nelle diverse edizioni.

Tra i protagonisti figurano Falvio Solo e Diamond con l’opera realizzata dal duo nel 2018 dedicata a due artisti di Gesta Future vittime della piena nelle Gole del Raganello a Civita. Ma anche con opere singole come l’omaggio di Diamond a Diamante e quello di Solo al padre, perduto prematuramente, e a sua nonna originaria proprio di questo borgo.

Spicca anche la gigantesca opera che occupa un intero palazzo di sei piani realizzata dallo spagnolo Sfhir in difesa del ruolo della donna nella società.

Per l’artista spagnolo Manomatic una comunità europea che non può rispettare i propri principi costitutivi è un’Unione europea fallita.

Due le opere di Riccardo Buonafede da citare. La prima, realizzata nel 2018, simboleggia la dualità che alberga in ognuno di noi e l’altra, del 2021, che rappresenta l’antico rapporto tra l’uomo e l’arte.

E poi c’è Jorit Agoch con il murale dedicato a Jean-Michel Basquiat. Il grande writer di New York è celebrato in ricordo della sua prematura scomparsa. Realismo e tratti della “Human Tribe” sulle guance, marchi distintivi delle opere dall’artista partenopeo. Un volto sofferente e malinconico co-me lo è stata la sua vita, con la sua immagine riflessa.

Le prime opere

Tra le opere realizzate nel 1981 e restaurate in occasione di Diamante Murales 40, la kermesse che celebra il quarantennale dell’attività artistica di Diamante, mi colpisce molto quella dell’artista albanese Ibrahim Kodra. Un gruppo di soldati in divisa che marciano impugnando una sventolante bandiera bianca, pronti a lottare per la pace. Un messaggio sempre attuale.

Sono talmente tanti gli autori intervenuti nel borgo calabrese che parlare di tutti è impossibile. Dovrai visitare Diamante per conoscerle.

Diamante, oltre alla street art

Ma qui non ci sono solo i murales. La degustazione dei prodotti che offre il territorio, promossi dalle tante botteghe presenti, è il valore aggiunto della nostra visita al borgo calabro.

Il primo, come accennato in premessa, è il cedro. Ci lasciamo tentare da un Liquore al Cedro, ma anche da uno di Liquirizia. Giusto per smaltire l’alcool accaparrato, acquistiamo anche l’Amaro del Cedro, un’infusione di erbe officinali calabresi aromatizzate al cedro.

Ma la specialità di Diamante è sicuramente il peperoncino, l’oro rosso della Calabria celebrato in tutte le sue forme. Impiegato come ingrediente principale, ma anche come base per la preparazione di una salsa particolare a base di pesce: la Sardella o Rosamarina, nota anche come il caviale calabrese. E due vasetti li abbiamo messi da parte.

Sul peperoncino giova ricordare che a Diamante ha sede l’Accademia Italiana del Peperoncino che “dà una mano per conoscere la cultura del Diavolillo” e che vi si svolge il Peperoncino Festival, una kermesse culturale e gastronomica che non ha eguali in Italia.

Per concludere un dolcetto ci sta bene. E allora si fa avanti il Bocconotto di Mormanno, il tipico dolce del Pollino. E’ presente a Diamante grazie a un consolidato gemellaggio tra i paesi calabresi. Dolcetti friabili di pasta frolla farciti con la particolare marmellata di cedro.

Nato ad Aosta, cresciuto a Livorno, maturato a Roma, adottato dalla Calabria. Blogger per hobby, ho quattro grandi passioni: i viaggi, le motociclette, le immersioni subacquee e i cani di razza boxer. Spesso le combino tra loro come gli ingredienti di un piatto gourmet. Ho viaggiato attraverso cinque continenti Europa, Asia, Africa, America e Oceania cercando (senza riuscirci) di curare la sindrome di wanderlust.

6 Comments

  1. Quello che sono stati capaci di fare a Diamante è davvero notevole, mi sa che considerata la data del 1981, è stata tra le prime cittadine a concepire l’arte dei murales come promozione turistica. Come hai giustamente detto, è una vera e propria caccia al tesoro (dove per tesoro intendiamo anche le splendide viuzze), e poi mi piace tantissimo questa cosa degli spunti di riflessione che ciascuna opera offre, ricordo la nostra disquisizione su Instagram su uno dei murales: bello come entri in gioco l’interpretazione soggettiva negli occhi di ogni singolo spettatore!
    Cavolo, non l’ho mai provato l’amaro al cedro degli Emirati Calabri uniti! 😛

    • Anche per me è la prima volta che mi trovo davanti ad un progetto di questo tipo. Gli ideatori sono stati dei veri pionieri nel campo. Dovresti assaggiare anche la grappa alla liquirizia, una vera chicca 😉

  2. Non amo i murales, ma i bocconotti invece li apprezzo di più. Ne esistono diverse varianti, abruzzesi e, ovviamente, pugliesi.

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