Casal Bernocchi è un quartiere periferico di Roma con una storia piuttosto recente. La sua realizzazione prese avvio nel 1961 nell’ambito del piano “INA-Casa”, il noto piano di intervento dello Stato per realizzare edilizia residenziale pubblica.
Prima di questo periodo distese di terre occupavano gli spazi dove oggi sono presenti abitazioni e negozi. Erano i possedimenti della Contessa Bernocchi ceduti per la realizzazione del complesso edilizio che fu provvisoriamente denominato “Villaggio INA-Casa”.
Come ogni quartiere periferico Casal Bernocchi è interessato dai soliti problemi connessi al disagio sociale ed economico. E come per molte realtà periferiche la street art scende in campo per valorizzare e riqualificare in chiave culturale gli angoli delle borgate.
Gli street artist coinvolti sono nomi di punta del panorama internazionale. Alice Pasquini, Alessandra Carloni, Solo, Diamond sono solo alcuni degli artisti che hanno lasciato la propria firma sui muri di Casal Bernocchi.

Welcome to Casal Bernocchi, quartiere aperto
I primi murales che incontro sono quelli realizzati nel sottopasso di Casal Bernocchi ad opera di Leonardo Crudi ed Elia Novecento. Volti particolarmente rappresentativi del cinema italiano. Mi riferisco, particolarmente, a Pier Paolo Pasolini, regista del film “Mamma Roma”, e Anna Magnani, l’interprete della medesima pellicola cinematografica.
Queste opere, assieme a molte altre realizzate sul muro adiacente alla stazione ferroviaria, rappresentano un invito ad entrare nel quartiere e a percorrerne le strade, promuovendo così l’accoglienza del visitatore.
Solo, Diamond e Matteo Brogiotta
L’epicentro artistico di Casal Bernocchi ruota attorno al campo ricreativo “Gioca e difendi” dove il gigantesco Spider-Man di Solo è intento a giocare a basket pronto per una “schiacciata” capace di mandare in frantumi il tabellone del canestro. Su un lato, il sonetto di Er Pinto, uno dei poeti anonimi del Trullo recita così:
Se qualcosa
nun te quadra
e voi cambia’
‘sta vita ladra,
gioca e difendi,
fa’ er gioco de squadra

Nei pressi del campo altre due opere attraggono il mio sguardo. Si tratta dei murales di Diamond, dedicato alla Contessa Bernocchi (quello blu sullo sfondo), e di Matteo Brogi. L’opera di quest’ultimo rappresenta l’immagine di due orsi polari un po’ infreddoliti di cui uno intento ad afferrare una tazza di caffè bollente.
Alice Pasquini, Grove e Alessandra Carloni
Sul muro della Scuola elementare di Casal Bernocchi, intitolata a Raffaella La Crociera, ammiro il capolavoro di Alice Pasquini. E’ dedicato proprio a Raffaella, la “piccola poetessa di Roma” morta alla tenera età di 14 anni. Inferma nel suo lettino, ebbe la forza di dedicare una poesia – “Er zinale” – ai bambini salernitani colpiti da un tremendo nubifragio che seminò dolore e morte. La sua storia fece commuovere l’Italia intera e le valse il Premio alla Bontà. I tratti di Alice sono quelli di un volto moderno, sicuramente di una bambina dei giorni nostri; i colori intensi come ci ha abituato Alice. L’immagine è certamente quella di Raffaella intenta a scrivere proprio quella poesia.

Attraverso un corridoio di passaggio tra la Scuola e Piazza Bernocchi e mi imbatto nei lavori di Groove, già conosciuto in occasione della visita al Viadotto Zelio Nuttal sulla via per Ostia.
Ma è oltre la piazza che si palesa il capolavoro di Alessandra Carloni “Ti regalo un sogno”. Un lungo lavoro che ritrae un paesaggio di periferia con villette immerse nel verde e due bambini ritratti vicino all’iconica mongolfiera. Forse il sogno di vedere decollare Casal Bernocchi.

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8 Comments
Apprezzo molto Roma e la sua valorizzazione mi sta a cuore.
Grazie Fausto per questo post!
Buona domenica 😊
Vicky
Grazie a te Vicky, buona domenica 😊
Se penso che ho rischiato di andare ad abitare a Casal Bernocchi quando mi sono trasferita a Roma… il quartiere purtroppo mi fece una bruttissima impressione, l’appartamento ancora di più per cui per fortuna alla fine non se ne fece niente. Mai avrei pensato che ci fosse un progetto di riqualificazione legato alla street art. Cercare i murales potrebbe essere l’occasione per farmi tornare a Casal Bernocchi e a farmela vedere con occhi diversi.
Ma dai. Alcuni angoli sono interessanti; graziose villette immerse nel verde, la parte centrale che fa da punto aggregatore. Per come sono abituato io avrei difficoltà nei collegamenti con il centro e le altre zone della Capitale. Benvengano questi progetti che portano curiosi come me a girovagare per le strade delle borgate
davvero una importante rivalutazione…ciauuuu
Ciao Viki, grazie per la visita 🖐
Ormai sei un’autorità in materia! Mi piace l’idea di considerare i quartieri disagiati come una “tela bianca”, una volta i graffitari erano considerati dei vandali che imbrattavano i muri, oggi questi quartieri grazie ai “vandali” sono diventati degli album da passeggiare, delle moderne gallerie d’arte a cielo aperto. Sono uno più bello dell’altro ma essendo di parte io preferisco gli orsi, sono tenerissimi 😉
Troppo buona Orsa. È vero, oggi siamo difronte a splendide opere che arricchiscono le borgate; muri di palazzi insignificanti che diventano preziose tele. Sebbene abbia ben presente che la street art sia concepita per non durare nel tempo, mi auguro tuttavia che questi lavori vengano preservati e conservati negli anni. Lo ritengo doveroso, atteso il riconoscimento – oramai unanime – dell’arte di strada come forma artistica. Ben vengano, quindi, gli interventi di restauro come quelli realizzati a Diamante. Non potevi che tifare per gli orsi, ne ero sicuro 😉