Girovagando per il mondo

Belize – Un viaggio tra foreste, siti maya e barriera corallina

Il Belize è un concentrato di archeologia, natura e mare che rende un viaggio in questo Paese vario e affascinante, capace di coniugare avventura e cultura.

Ospita siti archeologici risalenti all’epoca d’oro dei Maya. Nell’entroterra ci sono foreste lussureggianti. La sua barriera corallina è tra le più ricche dei Caraibi ed è seconda solo alla Grande Barriera dell’Australia.

Lo considero un po’ l’anello mancante tra i paesi dell’America Latina e quelli Caraibici, anche con riferimento ai tratti somatici della popolazione che ho incontrato, una perfetta amalgama di etnie.

San Ignacio

San Ignacio è il principale centro abitato che incontriamo dopo aver valicato il confine tra il Belize e il Guatemala. È una cittadina autentica che poco ha da spartire con il turismo anche se ospita il più antico sito Maya della valle del Belize River, Cahal Pech.

Il sito archeologico Cahal Pech è situato in cima ad una collina facilmente raggiungibile dal centro cittadino. Lo trovo sicuramente meno maestoso dei siti visitati in Guatemala, ma comunque interessante.

Passeggiamo tra le rovine protetti dall’ombra degli alberi. I turisti sono veramente pochi e ciò rende ancora più piacevole la visita. Un tempio imponente ben restaurato due campi per il gioco della palla ed altri edifici sono ciò che ammiriamo in questo complesso.

Passeggiando tra i vicoli di San Ignacio ci imbattiamo in un’incredibile opera di street art, un murale di ottocento metri. L’artista è Natalia Pilato capace di coinvolgere la comunità locale nella realizzazione di questa fantastica opera in ricordo di Meridith Sanz, un’ostetrica che ha dato alla luce più di mille bambini nella cittadina di San Ignacio. Oltre a Meridith Sanz, il murale riproduce bambini locali di diverse etnie, una poesia ed una scena con farfalle che volano verso la dea luna.

Ti è mai capitato di perdere un aereo? È un evento che si può verificare. Ma anticipare il volo? Beh questo è meno probabile. Eppure in Belize è capitato! 

C’è un volo che parte tra 10 minuti. Volete  anticipare?” Chiede una linda morena al banco accettazioni. Subito dopo udiamo i nostri nomi echeggiare dagli altoparlanti. Saltiamo tutta la fila del controllo passaporti. Ci catapultiamo al gate e saliamo sul piccolo aeromobile che ci condurrà a San Pedro. Saliti sul velivolo una sorpresa ci attende: era tutto per noi 😳😱

San Pedro

Ricordi quando Madonna cantava “I fell in love with San Pedro”? Il riferimento era proprio a questa cittadina del Belize che sorge su Ambergris Caye soprannominata “La Isla Bonita” come il titolo della canzone della nota popstar statunitense.

Il vento caldo trasportato dal mare, le variopinte case caraibiche, la bianca spiaggia corallina, le acque turchesi fanno di questa località una buona meta per trascorrere qualche giorno di vacanza.

Una cultura multietnica si evidenzia in maniera evidente passeggiando per le stradine della località marina. La definirei un paradiso dell’armonia razziale. In questo miscuglio di ispanici, neri, bianchi e cinesi i bambini non fanno caso al colore della pelle né ai tratti somatici. Loro pensano solo al gioco e al divertimento.

Il miscuglio di razze, usi e costumi si riflette anche nella cucina proposta dai tanti locali presenti in questa cittadina del Belize. Ne proviamo di diversi e ciascuno ci regala la propria specialità. Come dimenticare le pupusa della Pupuseria Tipico Salvadoreno, i johnnycakes con farcitura di pollo o le tortillas con prosciutto, formaggio e fagioli di Ruby’s Café, i dolci di Delice Bakery e di Annie’s, la cioccolata di Belize Chocolate Company. Squisitezze che sono diventate le portate delle nostre cene, innaffiate da abbondante birra Belikin Stout, rigorosamente ghiacciata.

Tra le pecche di San Pedro posso sicuramente citare le tante “golf cart” che invadono le strade del piccolo centro. Sono così tante che mi fanno venire i nervi.

I Maya in Belize. Il sito archeologico di Lamanai 

Il nostro viaggio in Belize ci porta a visitare un altro sito Maya, quello di Lamanai o “città del coccodrillo sommerso” in lingua Maya. Il nome suggerisce in maniera inequivocabile il principale abitante della zona.

Infatti, il sito archeologico è immerso nella foresta pluviale e per raggiungerlo è necessario navigare lungo il fiume New River. Il tratto che copriamo in barca suscita in noi un grande fascino per la massiccia presenza di mangrovie, volatili e coccodrilli, appunto, che convivono nella zona.

Il Tempio della Maschera è, tra i tre templi presenti nel sito, quello che più cattura la mia attenzione. I lati ospitano due maschere di grandi dimensioni. Sono ricoperte da una fibra di vetro per preservarle dalle intemperie.

In precedenza ho accennato che il Belize ospita la barriera corallina tra le più ricche dei Caraibi, ma ho tralasciato di dire che ospita uno dei più famosi siti di immersione nel mondo: il Great Blu Hole.

Nato ad Aosta, cresciuto a Livorno, maturato a Roma, adottato dalla Calabria. Blogger per hobby, ho quattro grandi passioni: i viaggi, le motociclette, le immersioni subacquee e i cani di razza boxer. Spesso le combino tra loro come gli ingredienti di un piatto gourmet. Ho viaggiato attraverso cinque continenti Europa, Asia, Africa, America e Oceania cercando (senza riuscirci) di curare la sindrome di wanderlust.

7 Comments

  1. Wow, che località esotica e interessantissima! Partirei ora, mannaggia la miseria!! E no, non mi è mai capitato di prendere un volo in anticipo e per di più vuoto…Sono quei segnali che ti manda il destino per farti capire che sarà un viaggio indimenticabile…

    • L’abbiamo scontata al ritorno perdendo l’aereo per New York 🙂 Ci hanno rifocillato alla grande, cambiato scalo su Philadelphia, un pernottamento aggiuntivo all inclusive negli States; cosa chiedere di meglio 😛 Pensare sempre positivo

  2. Che altra bella avventura hai vissuto!
    Mai capitato, ovviamente, di avere un volo tutto per me… però, se vale, mi è capitato al cinema! 🙂

  3. Guardavo la tua gallery, fantastici i resti archeologici, fanno molto Indiana Jones! La cosa della fibra di vetro è geniale, neanche si nota. E poi bella la street art pure sugli steccati che delimitano le casette, quanto colore! L’aereo in anticipo e tutto per me, no, decisamente mai e nemmeno le golf-cart. Ma i maledetti segway si invece 😛

    • L’ho trovato geniale anche io l’utilizzo della fibra di vetro a protezione delle maschere; ti posso assicurare che dal vivo sembra pietra vera. Sulla street art non potevo farmi perdere questi murales; ne ho incontrati diversi in giro per il paese, anche di ottima fattura

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